giovedì 20 marzo 2014

La sicurezza di marzo duemilaquattordici

La sicurezza di marzo duemilaquattordici é la mia camera alla guizza, che é rimasta com'era e mi ci posso rifugiare, ci sono ancora anche le stelline che si illuminano al buio sul soffitto! É una mamma che ha sempre una coperta e una tisana per me. E un gatto rosso ciccione che vuole tante coccole anche se fa finta che non gli importi. É svegliarmi il sabato per fare shopping con la Eli, e noi andiamo nel nostro posto sicuro dove troviamo sempre vestiti bellissimi e non diciamo a nessuno dov'è così nessuno ci può andare e copiarci (tié). La sicurezza di marzo duemilaquattordici é anche pranzare da Mc Donald's (in realtá questa é una sicurezza applicabile a tutti i mesi dell'anno e a tutti i posti del mondo, perché quel gusto chimico é sempre confortante e come diceva un mio amico irlandese "sometimes you just need a Mc Donald's"). La sicurezza di questo marzo é "l'aria che é cambiata, che anticipa l'estate, e che mi strina un po'", sono le giornate che si allungano, e il sole che é di nuovo una palla infuocata quando tramonta. La sicurezza di marzo duemilaquattordici é che esistono i cigni rosa e la gente li chiama fenicotteri (copyright Vale). La sicurezza di marzo é che domani, il ventuno marzo, sarà ufficialmente la tua PRIMA VERA giornata.



mercoledì 19 marzo 2014

Donne in rinascita

"Più dei tramonti, più del volo di un uccello, la cosa meravigliosa in assoluto è una donna in rinascita.
Quando si rimette in piedi dopo la catastrofe, dopo la caduta.
Che uno dice: è finita. No, finita mai, per una donna.
Una donna si rialza sempre, anche quando non ci crede, anche se non vuole.
Non parlo solo dei dolori immensi, di quelle ferite da mina anti-uomo che ti da la morte o la malattia.
Parlo di te, che questo periodo non finisce più, che ti stai giocando l'esistenza in un lavoro difficile, che ogni mattina è un esame, peggio che a scuola.
Te, implacabile arbitro di te stessa, che da come il tuo capo ti guarderà deciderai se sei all'altezza o se ti devi condannare.
Così ogni giorno, e questo noviziato non finisce mai. E sei tu che lo fai durare.
Oppure parlo di te, che hai paura anche solo di dormirci, con un uomo; che sei terrorizzata che una storia ti tolga l'aria, che non flirti con nessuno perché hai il terrore che qualcuno s'infiltri nella tua vita.
Peggio: se ci rimani presa in mezzo tu, poi soffri come un cane.
Sei stanca: c'è sempre qualcuno con cui ti devi giustificare, che ti vuole cambiare, o che devi cambiare tu per tenertelo stretto.
Così ti stai coltivando la solitudine dentro casa. Eppure te la racconti, te lo dici anche quando parli con le altre: "Io sto bene così. Sto bene così, sto meglio così".
E il cielo si abbassa di un altro palmo. Oppure con quel ragazzo che ami alla follia.
In quell'uomo ci hai buttato dentro l'anima; ed è passato tanto tempo, ce ne hai buttata talmente tanta di anima, che un giorno cominci a cercarti dentro lo specchio perché non sai più chi sei diventata.
Comunque sia andata, ora sei qui e so che c'è stato un momento che hai guardato giù e avevi i piedi nel cemento.
Dovunque fossi, ci stavi stretta: nella tua storia, nel tuo lavoro, nella tua solitudine.
Ed è stata crisi. E hai pianto. Dio quanto piangete!
Avete una sorgente d'acqua nello stomaco. Hai pianto mentre camminavi in una strada affollata, alla fermata della metro, sul motorino.
Così, improvvisamente. Non potevi trattenerlo. E quella notte che hai preso la macchina e hai guidato per ore, perché l'aria buia ti asciugasse le guance? E poi hai scavato, hai parlato. Quanto parlate, ragazze!
Lacrime e parole. Per capire, per tirare fuori una radice lunga sei metri che dia un senso al tuo dolore. "Perché faccio così? Com'è che ripeto sempre lo stesso schema? Sono forse pazza?" Se lo sono chiesto tutte.
E allora vai giù con la ruspa dentro alla tua storia, a due, a quattro mani, e saltano fuori migliaia di tasselli.
Un puzzle inestricabile. Ecco, è qui che inizia tutto. Non lo sapevi?
E' da quel grande fegato che ti ci vuole per guardarti così, scomposta in mille coriandoli, che ricomincerai. Perché una donna ricomincia comunque, ha dentro un istinto che la trascinerà sempre avanti.
Ti servirà una strategia, dovrai inventarti una nuova forma per la tua nuova te.
Perché ti è toccato di conoscerti di nuovo, di presentarti a te stessa.
Non puoi più essere quella di prima. Prima della ruspa.
Non ti entusiasma? Ti avvincerà lentamente.
Innamorarsi di nuovo di se stessi, o farlo per la prima volta, è come un diesel.
Parte piano, bisogna insistere. Ma quando va, va in corsa.
E' un'avventura, ricostruire se stesse. La più grande.
Non importa da dove cominci, se dalla casa, dal colore delle tende o dal taglio di capelli.
Vi ho sempre adorato, donne in rinascita, per questo meraviglioso modo di gridare al mondo "sono nuova" con una gonna a fiori o con un fresco ricciolo.
Perché tutti devono capire e vedere: "Attenti: il cantiere è aperto.
Stiamo lavorando anche per voi. Ma soprattutto per noi stesse".
Più delle albe, più del sole, una donna in rinascita è la più grande meraviglia.
Per chi la incontra e per se stessa.
È la primavera a novembre. Quando meno te l'aspetti."
 

martedì 18 marzo 2014

La spada nella roccia

Merlino: Vedi giovanotto, questa faccenda dell'amore è una cosa potentissima!
Artù: Più forte della gravità?
Merlino: Be' sì figliolo, in un certo senso. Io direi che è la forza più grande sulla terra!


domenica 9 marzo 2014

Le donne lo sanno

Le donne hanno spesso mani e piedi freddi, ma cuore caldo. Hanno nervi saldi. E se a volte perdono la testa, finisce che la sbattono contro il muro talmente tante volte da riuscire ad abbatterlo. Sono timide e riservate, ma poi prendono confidenza e ti danno l'anima. E se quell'anima gliela avveleni, potresti perderle per sempre. Le donne sanno guidare e sanno parcheggiare. Hanno le tette, le gambe, e anche la cellulite e le rughe. Amano gli uomini che le amano, che le fanno ridere, che le fanno sentire sempre belle, gli uomini che non sono tirchi né con i soldi né con i sentimenti. Le donne sono curiose, romantiche, simpatiche. Attaccano solo per difendersi. Sanno che chi semina vento raccoglie tempesta. Sanno che chi si accontenta non sempre gode. E sanno che per arrivare alle stelle bisogna passare attraverso le asperità. Sanno perdersi e ritrovarsi. E sanno che la vita é troppo breve per non credere nei miracoli.
Le donne lo sanno.

http://www.youtube.com/watch?v=dqbv0WITE0Q




lunedì 3 marzo 2014

Cose che nessuno sa

da "Cose che nessuno sa" di Alessandro D'Avenia.

«Quando è stata l'ultima volta, ragazzi, che avete perso il sonno pensando al viaggio della vita che vi attende? Quando?» Come invasato, senza aspettare la risposta, fissando gli occhi assetati degli studenti aggiunse: «Male! Dovete perdere il sonno sognando il vostro futuro. Il sonno lo perdiamo perché la vita ci fa paura e ci emoziona allo stesso tempo, la vogliamo aggredire e strapparle le sue promesse, ma ne abbiamo paura. Abbiamo paura che ci abbatta, che le speranze restino deluse, che tutto sia stato frutto dell'immaginazione. Dovete perdere il vostro sonno pensando al futuro. Non ne abbiate paura. È segno che state vivendo, che la vita sta entrando in voi.»Quando è stata l'ultima volta, ragazzi, che avete perso il sonno pensando al viaggio della vita che vi attende? Quando?» Come invasato, senza aspettare la risposta, fissando gli occhi assetati degli studenti aggiunse: «Male! Dovete perdere il sonno sognando il vostro futuro. Il sonno lo perdiamo perché la vita ci fa paura e ci emoziona allo stesso tempo, la vogliamo aggredire e strapparle le sue promesse, ma ne abbiamo paura. Abbiamo paura che ci abbatta, che le speranze restino deluse, che tutto sia stato frutto dell'immaginazione. Dovete perdere il vostro sonno pensando al futuro. Non ne abbiate paura. È segno che state vivendo, che la vita sta entrando in voi.»

Il cuore non è altro che una fila di stanze, sempre più piccole, una immette in un'altra attraverso una porta chiusa e scale che scendono. Sono in tutto sette stanze. Il cuore del cuore è la settima, la più difficile da raggiungere, ma la più luminosa perché le pareti sono di cristallo. Gioia e dolore vengono da quella stanza e sono le chiavi per entrarci. Gioia e dolore piangono le stesse lacrime, sono la madreperla della vita, e quel che conta nella vita è mantenere intatto quel pezzetto di cuore, così difficile da raggiungere, così difficile da ascoltare, così difficile da donare, perché lì è tutto vero.

Come può mancarci chi non abbiamo mai avuto? Cosa ci manca veramente: l'altro o una parte di noi stessi? O abbiamo bisogno di qualcuno che ci regali quella parte di noi stessi che ci manca? Sono cose che nessuno sa.

Se parti dalla consapevolezza che la meta è un capolinea, tutto il resto diventa spietatamente chiaro. Non vale la pena affannarsi, la natura va avanti benissimo senza di te, di te se ne fotte. Con la ferrea legge del più forte e quella cinica dell'autoconservazione, inesorabili, il destino di tutto e tutti si compie. L'unica libertà concessa è resistere con dignità fino al capolinea, giocando come il gatto con il topo, consapevoli però di essere il topo, non il gatto e di non avere scampo. Cercare di divertirsi almeno. E poi scendere, soddisfatti. Almeno un poco. Capolinea.